L’igiene orale negli over 60

Il 90% degli over 60 cura male la propria igiene orale e non lava i denti dopo i pasti. Questi i dati raccolti da FederAnziani Senior Italia che, attraverso il Centro Studi ‘Sic Sanità in Cifre’, ha eseguito uno studio che ha coinvolto 3.200 over 60 cui è stato proposto un questionario al fine di redigere il primo ‘Rapporto su senior e igiene orale’.

I risultati sono allarmanti: ben il 90% degli over 60 non si lava i denti dopo tutti i pasti, molti paragonano il dentista ad una ‘tassa’ minima annuale di 300 euro e spendono meno di 10 euro al mese per la propria igiene orale, con solo il 45% delle persone coinvolte che dichiara di spendere tra i 10 e i 30 euro.

In generale, in Italia si spende poco meno di 5mld di euro l’anno solo per il dentista, e di questi il 60% è speso dagli anziani, i quali ‘investono’ circa 600 mln di euro all’anno per prodotti di igiene orale. Gli acquisti vengono eseguiti preferibilmente al supermercato (62%) mentre solo il 19% scegli i prodotti in farmacia. Tra i prodotti più usati troviamo lo spazzolino da denti manuale (scelto dall’83% degli anziani), che viene scelto per il 70% dei soggetti senza ascoltare i consigli del proprio dentista. Il 42% ha dichiarato di cambiare spazzolino ogni due mesi, mentre il 27% lo cambia ogni 3 mesi e il 12% ogni 6 mesi. Solo il 35% utilizza frequentemente un colluttorio, mentre ben il 53% dichiara di non usare mai lo scovolino. Il 46% utilizza protesi dentarie e tra questi, il 43% ricorre ad adesivi che blocchino la dentiera e il 49% a pastiglie per pulirla. La spesa per la protesi si aggira per il 60% delle persone intorno ai 2.000 euro.

Roberto Messina, presidente di FederAnziani, sostiene occorrano “campagne di sensibilizzazione per far capire quanto sia importante l’igiene orale. La digestione inizia con la masticazione”.

Per quanto riguarda il rapporto con il dentista, il 49% vi si reca al massimo 3 volte l’anno, mentre il 35% ci va solo quando strettamente necessario. L’82% sceglie di affidarsi a studi privati, mentre il 9% preferisce farsi curare in strutture pubbliche. Il 6% si rivolge a studi privati convenzionati, mentre è decisamente bassa la percentuale di coloro che decidono di affidarsi a centri odontoiatrici in franchising, solo l’1%.

 

Fonte: Ildentistamoderno.com

La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS, ObstructiveSleep Apnea Syndrome)

La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (ObstructiveSleep Apnea Syndrome, OSAS) è un disturbo respiratorio del sonno caratterizzato da episodi ripetuti di completa (apnea) o parziale (ipopnea) ostruzione delle vie aeree superiori, con riduzioni fasiche dei valori della saturazione d’ossigeno arteriosa e possibile aumento dell’anidride carbonica ematica. Le ripetute apnee e ipopnee determinano uno sforzo respiratorio con possibili variazioni della frequenza cardiaca, frammentazione del sonno ed aumento dei valori della pressione arteriosa, sia sistemica sia polmonare.

Ne sono affetti 1,6 milioni di italiani, ma solo il 10% di questi lo sa e si cura in modo appropriato.
I sintomi notturni che caratterizzano l’OSAS sono: russamento abituale, pause respiratorie nel sonno riferite dal partner, risvegli con sensazione di soffocamento, sonno notturno agitato, nicturia, xerostomia e, in misura minore, sudorazione notturna eccessiva.
Le conseguenze diurne dell’OSAS sono: sensazione di sonno non ristoratore, cefalea, eccessiva sonnolenza diurna, aumentato rischio di incidenti stradali (da 3.5 a 8 volte maggiore della popolazione di controllo), deficit cognitivi (in particolare disturbi di memoria, concentrazione ed attenzione) e, in misura minore, depressione del tono dell’umore ed impotenza sessuale.
La terapia medica ha come obiettivo l’eliminazione dei fattori predisponenti l’insorgenza dell’OSAS o del russamento. Molti sono i trattamenti indicati per curare la sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno e questi dipendono dalla situazione clinica del paziente, dalla severità del disordine e, principalmente, dalla causa specifica dell’ostruzione. Il clinico ha a disposizione molteplici soluzioni per aiutare chi è affetto da OSAS: dal cambiare il proprio stile di vita fino ad arrivare all’intervento chirurgico.
Per curare le forme più lievi, ma più diffuse, della patologia investono un ruolo fondamentale i dispositivi intraorali prescritti dall’odontoiatra.
Un’accurata diagnosi è fondamentale per individuare se il paziente è a rischio OSAS o se ne è affetto. Questa si può effettuare partendo da un semplice test fino all’utilizzo di apparecchiature particolari che misurano il respiro durante la notte. L’odontoiatra può essere la figura sanitaria più adatta ad individuare un paziente a rischio.

 

Fonte: Andi

Il tumore del cavo orale

Il tumore del cavo orale è una forma di cancro che colpisce le cellule di rivestimento della bocca e si sviluppa più frequentemente sulla lingua, sulla mucosa interna delle guance, sul pavimento della bocca, sulle labbra e sull’orofaringe.
 Nella sua fase iniziale si presenta frequentemente attraverso lesioni pre-cancerose come macchie o placche bianche e/o rosse, piccole erosioni o ulcere all’interno della bocca. Sottovalutandole siamo spesso portati a etichettarle come semplici “infiammazioni” ma se non si risolvono spontaneamente, o con comuni terapie, possono rappresentare l’inizio di qualcosa di più grave. Per questo sottoporsi a uno screening puntuale e periodico, eseguito da uno specialista, è fondamentale per capire se queste lesioni siano patologie non evolutive o se rappresentino lo stadio iniziale di un vero e proprio cancro.

Il tumore del cavo orale nel nostro Paese colpisce oltre 27.000 persone con una sopravvivenza del 5% oltre il tempo di cura. Questo perché la diagnosi è ancora troppo tardiva e riduce drasticamente l’efficacia delle terapie e la prognosi finale. Quando la diagnosi è precoce, invece, la percentuale di sopravvivenza sale anche all’80%.
Nel 75% dei casi il tumore del cavo orale è legato all’abuso di alcol e fumo, la cui combinazione può aumentare la probabilità di sviluppare la malattia di ben 15 volte.

Sono inoltre fortemente associati all’insorgenza di questo tumore i microtraumi continui, causati da protesi dentarie irritanti, denti scheggiati o fratturati, insieme a una cattiva igiene orale e a una dieta povera di frutta e verdura che determina carenze vitaminiche importanti.
Da non sottovalutare sono anche altri fattori di rischio che riguardano la presenza di alcune infezioni – per esempio quelle causate dal Papilloma Virus (HPV 16) che colpisce prevalentemente i giovani, tanto che il Ministero della Salute ha rilasciato delle nuove linee guida per la prevenzione delle patologie orali nell’età evolutiva – e l’eccessiva esposizione ai raggi solari, responsabile, in particolare, della comparsa di carcinomi alle labbra.

Anche l’età rappresenta fattore di rischio, specie per chi ha già superato i 45 anni, poiché la mucosa orale perde col tempo alcune proprietà difensive nei confronti di stimoli esterni nocivi.
Il tumore del cavo orale è fortunatamente uno dei più prevenibili. Possiamo tutti prevenirlo conducendo un corretto stile di vita, avvalendoci di controlli per una diagnosi precoce e facendoci insegnare da un dentista come fare un autoesame della bocca. La periodicità dei controlli aumenta concretamente la probabilità di essere curati con il minimo danno, senza gravi deformazioni al volto.

 

Fonte: Andi

Una dieta corretta per preservare la salute del proprio sorriso

Un corretto stile di vita che comprenda anche una dieta sana, varia e povera di zuccheri, non solo apporta benefici generali al nostro organismo, ma può aiutarci nel tempo a preservare un sorriso sano e bello.

Il potere cariogeno degli zuccheri, quali soprattutto glucosio, saccarosio e fruttosio, è accertato oltre che risaputo, pertanto è buona regola limitarne l’uso o, quanto meno, adottare una scrupolosa igiene orale dopo ogni pasto.

La carie dentale non è altro che una degenerazione dello smalto dei denti e della dentina di origine batterica. Sono infatti proprio gli zuccheri che, fermentando, intaccano lo smalto fino all’insorgenza della carie.

I dati non ci fanno ben sperare per un inversione di trend: si calcola che il 23% dei bambini di 8 anni di età e addirittura un 40% di ragazzi di 15 anni facciano spuntini con dolci o bevande molto zuccherate dalle 3 alle 4 volte al giorno.

Le recenti linee guida dell’OMS ci consigliano di non superare il 5/10% del fabbisogno giornaliero attraverso zuccherimonosaccaridi e disaccaridi (sono esclusi gli zuccheri naturalmente presenti nella frutta e nella verdura). Per un adulto di corporatura media corrisponderebbe a circa 25 grammi di zucchero. E se pensiamo che una bibita può arrivare a contenereben 40 grammi di zuccheri è facilmente comprensibile come quotidianamente un individuo possa senza accorgersene superare il limite stabilito.

 

Fonte: Andi